..Quel giorno c’ero anch’io!..


(di P. Martinelli ) - Mi sono sempre chiesto come si faccia a creare quei bei salamini tutti ben confezionati e legati, rigorosamente sfaccettati da cordine ben tese ed ordinate... ora lo so!
Si, ora proprio lo posso dire, l’ho imparato!
Dopo quella palestra di roccia a Monte di Nese, dieci persone appese in corda, un via vai di scalatori più o meno bravi, con richieste di aiuto a più non posso, con velati pianti nascosti da sorrisi di circostanza.
Ora si, io, tra quelli che volevano piangere ma hanno saputo fingere, ora so cosa prova un maialino costretto a stare tutto legato senza potersi muovere: AIUTO! Voglio fuggire lontano, calatemi a terra, perdonatemi, non lo faccio più!
E corda di qua, corda di la, .. la longe.. l’imbrago sempre fuori posto, la maniglia che si impiglia.. ed ancora la longe.. che si impiglia con l’otto.. che si stacca col discensore.. AIUTO! Ma loro, i cattivi maestri, non hanno mollato: o si sale o non si torna più.. e noi costretti a sforzi sovrumani per passare i micidiali.. frazionamenti (che per altro non sono necessari ma che qualcuno trova modo di farceli stare dappertutto).Per fortuna tutto è andato bene, qualche scappellotto, qualche figuraccia meschina, insulti del tipo (..irripetibile..), e via, tutti giù per terra. 
E’ andata bene, sono vivo, ma lo dico sottovoce perché è già pronto chi lancia una nuova sfida: domani tutti in grotta! Trovo una meschina scusa tipo “problemi di famiglia” e riesco a svignarmela: anche oggi è andata, domani si vedrà.
 

 “Così eri: anche sul ciglio del crepaccio dolcezza ed orrore in una sola musica”

Perché vai in grotta?
Ma non hai paura?
Ci sono animali, topi, pipistrelli?
Allora come sono le grotte? ...
... quando smetterai di andarci?
(di C. Piccioli) - Nell’immaginario collettivo le grotte sono entità diverse; sono grandi saloni in cui si arriva con il trenino, sono caverne per animali, sono tunnel in cui si striscia carponi, sono buchi vuoti, sono ... inesistente nulla.
Quando poi spiego come sono le mie grotte, i pozzi, i meandri, le stanze, l’acqua, il fango, il buio, il silenzio, i “coralli”, le pisoliti, le colonne, i drappeggi, il vento, il freddo, l’impossibilità di vita “umana”, pochi animali, neppure tanto “sviluppati”, gli imbraghi, gli attrezzi, il cibo, disostruzioni, fatiche, sconfitte, patteggiamenti, meraviglia, tempo, allora si ripetono due domande: perché vai in grotta, quando smetterai di andarci?

Ho trovato molte analogie tra la struttura delle grotte e la struttura psichica o dell’anima, gli stati emotivi a cui siamo soggetti.
Non solo quelli dell’angoscia, quella sensazione di vertigine per uno sguardo aperto sul vuoto dell’abisso di un mondo insignificante, che ci porta a nasconderci, a proteggerci, smarriti in un mondo divenuto in-familiare: quando ci si sente cadere giù, sempre più giù, fino a toccare il fondo del dolore per il nulla, quando ci si sente soffocare stretti dalla morsa dell’irresistibile disgusto, quando si arranca nel buio sperando in una lucciola, quando si cerca un appiglio a cui stringere le unghie della sopravvivenza, quando...
Ma anche quelli della soddisfazione, istantanea ed effimera condizione di pienezza di vita, in quello stato di grazia che ci dona la capacità di “trovare l’alba dentro l’imbrunire”: quando percepiamo la meravigliata beatitudine nella scoperta, quando ci sentiamo capaci di edificare con avventuroso orgoglio, quando il confronto con i nostri limiti ci innalza a nuove soglie, quando un “lumicino rosso” è energia pura ad indicarci la via, quando nessun muro può abbattere il nostro entusiasmo, quando...
Bisogna essere veramente liberi, esser scesi nel palazzo sotterraneo della propria mente, per poter varcare, senza violare, quell’altro mondo, isolato, separato, silenzioso, di cui Ade rivendica la supremazia. Ade era definito come il luogo dove manca il corpo, il regno delle ombre dei morti, dell’invisibile sul visibile.

 
Nell’imponenza visibile di una montagna o di un deserto, quanto è arduo un buco di assenza (di roccia, di terra), apertura all’invisibile labirinto sotterraneo? Le grotte, le cripte (da kriptein, in greco: nascondere) si nascondono, invisibili, all’occhio che non vede. 
Il passaggio all’anima è un passaggio d’amore solo per coloro i quali accettano l’alternarsi tra l’apparire e lo sparire: passanti
.
Forse gli uomini (e le donne) che vedono, possono, passanti, varcare le soglie di Ade continuando ad essere pienamente vivi, anche nel palazzo della morte, grazie a Core e a Eros.
Core (in greco: pupilla) è la fanciulla che Ade ha rapito per averla, vivente, seduta sul trono accanto a lui come sposa.
Insieme al corpo vivente di Core, Eros penetra nel regno dei morti.
Sono poche le donne passanti in grotta e non credo sia per una semplice questione di quanta fatica fisica costa. E anche per quelle poche, gli uomini devono aggiungere che sono “donne con le palle”.
Io scendo in profondità come donna, ma soprattutto come ospite, con circospezione e gioia cercando di rispettare quel delicato equilibrio che è la vita di una grotta: lenta, eterna, indisturbata, chiedendo il permesso di procedere e di poter tornare alla luce, con la percezione, sempre, di poter essere trattenuta prigioniera.
 
Perché vado in grotta?
Per rapimento estatico, ... o estetico?
Eros mi accompagna.
Quando smetterò di andarci?
Quando senza Eros (amore, desiderio?) l’estasi diverrà angoscia.
Allora avrò paura.
 
“Costrette a una sola le sue punte
l’aragosta s’imbuca dove non si esce.
Per l’uomo non è questione di assottigliarsi.
O dentro o fuori non saprà mai che farsi.”
(E. Montale)